Il Natale degli espatriati

Di Graziana Morcaldi.

Il Natale sono i dolci tradizionali appena sfornati e i regali sotto l’albero. Le rimpatriate di famiglia, che si riuniscono intorno a tavole imbandite di amore e buon cibo e i canti natalizi. Il Natale sono le lucine colorate e i babbi natale per le strade addobbate a festa. Le recite dei bambini a scuola. Sciarpe, cappelli e neve.

Ma oggi vi racconto il Natale su un isola calda, bagnata dall’Oceano atlantico, dove le stagioni non esistono e il Natale si avvicina con i colori vivaci dell’estate. Niente caminetti accesi dunque, e niente cioccolata calda nel bar sul corso, mentre si è indaffarati nelle compere natalizie. Tutto resta come sempre, i surfisti vanno con la loro tavola sotto il braccio, cappello in testa e piedi scalzi, diretti verso le onde. I bambini continuano a giocare con i pesci sulla spiaggia del Muelle Chico e i turisti, bianchi come il latte, continuano a scattare foto all’isola di Lobos, estasiati da tanta bellezza. Il vulcano di Lobos, a proposito, si è dipinto di verde dopo le recenti e insolite piogge dei giorni scorsi. Sono solo piccole chiazze, come gli schizzi di un pennello su una tela scura, ma guardando attentamente, sembra ringiovanito e inconsueto.

 

Tutto è meravigliosamente parte del mio mondo, ma il Natale si avvicina e sarà un Natale lontano dalla famiglia per tanti di noi espatriati nel mondo. Di solito siamo capaci di commuoverci anche solo nominando i nostri cari, è come se lo stato d’animo della nostalgia si amplificasse in noi viandanti. Ma la distanza accresce la nostalgia tanto quanto l’amore e ci innamoriamo della nostra famiglia con una potenza nuova. Ricordiamo sorridendo ogni piccola mania e abbiamo una vista più acuta ad apprezzarne ogni pregio. Qualcuno andando a vivere all’estero si è innamorato per la prima volta di sua madre, ha perdonato errori del passato di suo padre e ha compreso l’importanza di una sorella. La distanza apre porte che la presenza chiude a chiave. Il bicchiere non è mai mezzo vuoto, perché se la scelta di vivere all’estero ti priva della presenza di chi ami, d’altra parte te ne fa comprendere il valore. Se guardi tutto questo la distanza perde un pò il suo senso di pesantezza che ci fa pressione sul cuore e ha un sapore più dolce. Diventa più leggero quel senso di vuoto, perché amare non ha niente a che veder con la presenza.

natale

Eppure il Natale ha l’odore inconfondibile di casa, e casa è dove è la famiglia. Noi viaggiatori lo sappiamo bene.

L’isola si colora discreta di luci e alberi di Natale, che sotto il sole caldo perdono la loro scena e si continua ad andare in spiaggia. Dalle nostre terre di origine arrivano foto di un inverno freddo e dai colori opachi. Parlano del Natale. Qui continuiamo auiQ parlare di maree e venti, ad andare con le nostre biciclette spensierati e liberi e non pensiamo neppure al Natale. O forse nascondiamo solo un pò quella malinconia. Sarà un Natale lontano da casa per Ahmed che non vede sua moglie in Marocco da sette mesi, e per Dani che passera il suo ennesimo Natale lontano da sua madre in Argentina. Lucy voleva tornare dalla sua famiglia in Inghilterra ma il lavoro l’ha trattenuta. Ma noi espatriati sappiamo colorare ogni momento e in qualche modo, bizzarro e curioso, diventeremo una famiglia. I compagni di lavoro e gli amici saranno i nostri fratelli. E staremo bene, ce la caveremo come sempre. Daremo un senso nuovo a queste amicizie multietniche e colorate che sono il nostro oggi. Non ci sarà l’abbraccio della mamma, che è quello più caldo e genuino che ci sia al mondo, ma in qualche modo saremo famiglia.