Vivere a Fuerteventura: la storia di Graziana

Ci si può innamorare perdutamente di un’isola? Si può considerare “casa” un posto in cui non si è mai stati prima? Può un’isola cambiare in meglio le persone? A Graziana tutto questo è accaduto. E’ riuscita a trovare il “suo” posto nel mondo, un posto in cui vivere libera di ascoltare il vento e camminare a piedi scalzi, un posto in cui vivere di sogni e di emozioni, un posto che, tra luci e ombre, Graziana ha amato e odiato e che, ogni volta che ha cercato di abbandonare, è stata in qualche modo trattenuta. Un’isola. La sua isola. In cui addormentarsi con il rumore dell’oceano, contemplando le maree e le stelle. Come non innamorarsi di Fuerteventura?

“Vivo a Fuerteventura da un anno e mezzo, sono arrivata per caso. Mi piace pensare che l’isola mi abbia chiamata. Vivevo in Olanda e non ero felice, sono sempre stata alla ricerca di qualcosa o di un posto che mi lasciasse la libertà di ascoltare il vento e camminare a piedi scalzi. E così quando sono arrivata, ho ritrovato in quest’isola il posto che cercavo. Tra luci e ombre, ho amato e odiato questo posto centinaia di volte, ho provato a scappare ma sono tornata, ho pensato di farlo ancora, ma in qualche modo l’isola mi trattiene”.

vivere a fuerteventura

Ho amato e odiato questo posto centinaia di volte” … cosa odi e cosa ami di Fuerteventura?

Amo il senso di libertà che solo un’isola può dare. Addormentarmi ascoltando il rumore dell’Oceano. Prendere la bicicletta e correre nel deserto vulcanico. Amo i grandi spazi aperti, la natura che mi è diventata amica. Amo le nuvole che “sembra abbiano una gran fretta”. Mi perdo a contemplare le maree e le stelle. Amo svegliarmi con il sole tutto l’anno, mettere una t-shirt e un pantaloncino e sentirmi sempre a mio agio. E poi, vivere in una cittadina ridente come questa significa anche conoscere tutti e salutare tutti, dopo anni passati in grandi città, dove ho vissuto un grande senso di solitudine, mi riempie il cuore andare a prendere un caffè da sola e in pochi minuti scambiare chiacchiere con decine di persone.

Quello che odio sono le persone che non amano tutto questo. Quelli che si sono portati dietro il loro bagaglio di rabbia e frustrazioni. Chi ha scelto quest’isola pensando di fare soldi, che fanno i furbi alle spalle degli altri. L’isola ne è piena di gente così e sporcano il mio mondo.

Perché pensi che l’isola ti trattenga?

E’ una cosa strana. Io sono una scrittrice, vivo di emozioni e di sogni. Quest’isola mi vuole bene e mi ha dato tanto. Mi ha tolto anche tanto. Ho passato periodi molto pesanti. Ecco questa è una cosa che devo dire: credo che tutto ciò che vivo ogni giorno sull’isola non conosce mezze misure. Passo da momenti di estrema gioia a momenti di estremo dolore e cambio vita di continuo. L’isola mi trattiene, perchè ogni volta che ho provato ad andarmene mi ha dato motivi forti per restare. L’ho anche odiata per questo, ma è un odio pieno di amore.

 

Di cosa ti occupi?

Sono giornalista pubblicista. Qui è stato aperto un magazine carteceo “fuerteitalia magazine”, disponibile anche online, ed io scrivo articoli per il giornale. Attualmente è fermo e non si capisce quale sarà il suo destino. Sono anche cameriera, ho lavorato sempre da quando sono qui, guadagno bene e mi circondo di bella gente e mi concedo anche spazi di meritata solitudine per scrivere il mio libro.

Stai scrivendo un libro?

Più che altro ci provo. C’è bisogno di tempo per scrivere un libro ed io lavoro 11 ore al giorno. Però sì, forse è per questo che l’isola non mi lascia andare, devo prima finire il libro. Credo che questo sia un posto al confine improbabile fra utopia e distopia, si vive una realtà fittizia, niente a che vedere con il sistema a cui la maggior parte della gente è abituata. E la gente che ci vive…sono tutti dei randagi, tutti hanno ricominciato da zero, tutti hanno una storia da raccontare, tutti sono qui per un motivo. Tutto questo merita di essere raccontato.

Come si vive la quotidianità? In modo più frenetico o più tranquillo rispetto al Bel Paese?

I ritmi sono completamente diversi, così come le necessità. Si vive molto di più a contatto con la natura. Mi piace gestire il mio tempo in base alle maree e alla luna. Vado sempre a tremila perché è il mio carattere, ma la serenità di questo vivere non ha niente a che vedere con quella delle città. Per capirci, quando torno in Italia mi colpisce vedere la gente arrabbiata e insoddisfatta, mi colpisce vederli sorridere così poco. Qui la gente è felice. Quando non si lavora si sta in spiaggia. Non c’è bisogno della macchina, né di vestiti pesanti. Anche le famiglie hanno una qualità di vita molto superiore rispetto all’Italia. E’ un posto piccolo e tranquillo, la criminalità è quasi inesistente. I bambini vanno in giro da soli tranquillamente e i genitori sono più rilassati.

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Il tuo primo ricordo dell’isola?

Quando ho messo piede sull’isola per la prima volta, il primo pensiero che ho avuto è stato: “Sono tornata a casa” ed è stato un pensiero strano perché io non ci ero mai venuta, nemmeno sapevo che esisteva Fuerteventura fino a poche settimane prima. Giravo per la cittadina e mi sembrava di conoscerla già. Mi sono amalgamata naturalmente a questo posto, è come se si fosse creato un contatto significativo e indelebile dai primi istanti.

Emotivamente cosa ha significato per te questo trasferimento?

In quasi due anni che vivo a Fuerteventura sono cambiata molto. Sono diventata molto più spirituale. Lo sono sempre stata, ma la vita della città schiacciava questo mio istinto, qui si è aperto spontaneamente permettendomi di essere me stessa. Mi sono avvicinata alla natura, ascolto il vento, faccio lunghe meditazioni nel deserto, miglioro la mia vita eliminando le energie negative e respirando a pieni polmoni tutto il buono della vita. Sto seguendo un personalissimo percorso verso tutto ciò che è amore. Ho cancellato rabbie e risentimenti, frustrazioni e insoddisfazioni, che troppo spesso ammalano le nostre vite e questo mi fa stare bene. Quando ricevo un torto o quando vengo coinvolta in cattiverie subdole rispondo con un sorriso, mi fanno soffrire ma non provo sentimenti di rabbia o vendetta, perché credo che il bene porti bene così come il male porti male e io proseguo sulla strada che ho imparato a seguire. Tutto questo è diventato nitido e chiaro con il mio traferimento qui.

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Quali sono gli angoli dell’isola che ami particolarmente?

Sono innamorata perdutamente della Northshore, il deserto vulcanico alle spalle di Corralejo, che prosegue verso il Cotillo. Ai più può sembrare uno spazio enorme tutto uguale, fatto di sabbia, pietre e oceano, io ne conosco ogni sfaccettatura. Ho dormito per alcuni mesi anche in un bunker di pietra sotterraneo a ridosso dell’Oceano, circondata da un “nulla” che mi riempiva il cuore e l’anima.

Nonostante le difficoltà, sei riuscita a trovare il posto in cui vivere ascoltando il vento e camminando a piedi scalzi. Ma al giorno d’oggi, dove realizzare i propri sogni è quasi un’utopia, quanto conta la sicurezza in se stessi e quanto invece il destino?

A chi mi dà della sognatrice rispondo che “il mio mondo interiore” mi rende felice e mi permette di vedere oltre, là dove tanti non arrivano per superficialità e frivolezze. La vita mi dà le risposte di cui ho bisogno quando ne ho bisogno. Sono fatta di segni, tutto il resto conta poco.

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Cosa consiglieresti a chi sta pensando di trasferirsi?

Continuerò sempre a consigliare di seguire i propri sogni. Sono in tanti a scrivermi per chiedermi consigli, non spezzo le ali a nessuno, ma ovviamente bisogna avere tanta forza di volontà, specie chi decide di trasferirsi con l’intera famiglia, mettendo in gioco tutti i risparmi. Consiglio di non fare investimenti affrettati, perché quest’isola è piena di avvoltoi pronti ad approfittarsi dell’entusiasmo dei nuovi arrivati. E consiglio di imparare le lingue, fondamentali per vivere su un isola così. E poi, una bella dose di umiltà.

Uno sguardo al futuro: come e dove ti vedi tra 20 anni?

Bella domanda. Mi vedo ovunque e in nessun luogo. Voglio continuare a viaggiare, l’isola resta e resterà per sempre. Ormai si è creato un legame che non si può cancellare, ma ho voglia di vedere altri posti, imparare altre lingue, conoscere altre culture e scrivere. Il compromesso migliore sarebbe quello di poter viaggiare e al contempo mettere radici qui. Detto questo rubo una frase a Ettore Sottsass: “Possiamo fare un intervallo e incontrarci magari il prossimo anno? Potrei dirvi il contrario di quello che ho detto oggi”.

La vita è imprevedibile ed io ho imparato ad accettarlo e a farne un punto di forza.

grazianamorcaldi@yahoo.it