Storie di vita: Elvis, artista randagio

Ha voglia di vincere Elvis. La vita non è mai stata generosa con lui. Vi racconto una storia speciale, perché quest’isola è un concentrato di vita randagia. Sono tutti dei randagi, hanno la pelle abbronzata e i capelli schiariti dal sole, vanno in giro sulle loro biciclette, o su uno skate e salutano tutti. Dietro si lasciano passati che raccontano, distorcono o dimenticano. Tanta gente non merita nemmeno una riga di richiamo, tanti altri sono persone speciali e hanno storie speciali.

Questa è la storia di Elvis, quasi trentenne. Quando ci siamo conosciuti ho creduto ne avesse molti di più. Ma non era il suo viso a dargli anni che non aveva, ma i suoi problemi. Elvis è arrivato a Fuerteventura con un bagaglio pieno di preoccupazioni e ingiustizie. La vita era stata tutt’altro che generosa con lui. Non è mai stato bambino, per esempio. E’ dovuto crescere in fretta lui, con una mamma che non era in grado di prendersi cura di lui, che lo ha fatto vivere per strada in una povertà spietata che nessun bambino dovrebbe mai conoscere. I suoi nonni non lo hanno accolto nella loro casa, dovendo scegliere se prendere lui o sua sorella. Ancora piccolissimo era stato rifiutato già due volte. Erano ancora i tempi spensierati dei giochi e delle favole e la vita lo aveva già schiaffeggiato duramente. Si è ritrovato in una casa famiglia, dove ha imparato le regole della vita, e forse quella pazienza che gli regala un tono di voce pacato e quasi spento. Non è arrabbiato Elvis, eppure quando l’ho conosciuto era al suo ennesimo bivio. Quando ho conosciuto Elvis la vita gli aveva dato tanti altri schiaffi. Elvis è dovuto crescere in fretta e tutto quello che ha cercato nel corso degli anni è stato quello che gli è stato strappato via da bambino, quando erano ancora i tempi dei giochi e delle favole. Tutto quello che ha cercato negli anni è stato qualcuno che lo amasse e che si prendesse cura di lui. Cercava una famiglia, ma doveva superare delle prove. La vita ci insegna quello di cui abbiamo bisogno, quando ne abbiamo bisogno, ma non sempre siamo capaci di ascoltarne i segnali. E’ stato così che Elvis, ancora giovanissimo e avido di amore, si è buttato nella prima relazione sbagliata. Ha trovato una donna egoista e spietata. Ha avuto un figlio che lei gli ha strappato via ancora neonato. Il suo bambino oggi ha sette anni, e ad Elvis sono sette anni che non è permesso di vederlo.

 

Intanto ha continuato ad aver fame d’affetto e con forti difficoltà economiche. Quando i suoi coetanei erano giovani spensierati, lui con le sue cicatrici e le ferite ancora sanguinanti è finito nella sua seconda relazione, ancora più bramoso di amore e ancora più deluso dalla vita. Ha cercato l’amore in una donna più grande. Elvis si è preso cura di lei e di suo figlio. Si è costruito la famiglia che non aveva mai avuto. Ha avuto un altro figlio, ma non era la favola che voleva. Però Elvis è un artista. La vita non è stata mai abbastanza generosa con lui, ha dovuto lavorare giorno e notte, perdere la salute nelle fabbriche e invecchiare troppo in fretta, eppure ha dato spazio alla sua arte e si è preso cura per anni di un sogno che non osava nemmeno immaginare potesse diventare reale. Si è preso cura del suo sogno con l’amore e la pazienza di una vecchia sola che si prende cura dei gatti randagi.

Elvis è un orafo, è un artista con la mano e con il cuore. E’ dislessico e scrive lentamente, ha difficoltà a leggere ma ama farlo, perché gli piace analizzare la storia delle varie culture, dai maya ai massoni agli illuminati e il materiale che usava ogni popolo, e le loro tecniche per costruire gioielli. Perché Elvis non costruisce gioielli, lui disegna sulla tua pelle quello che sei, le paure che ti porti dentro e i segni che la vita ti ha lasciato sulla pelle. Tira fuori tutto quello che hai dentro e ti disegna il tuo gioiello. Palissandro, ebano, acero rosso, sono solo alcuni dei materiali che utilizza per creare le sue opere. Ma lui disegna per disegnare. La sua dislessia lo limita fortemente anche quando cerca di esprimersi e allora cerca una matita e disegna, per far capire quello che gli sta al cuore. Disegna sui muri, sulle tavole da surf e disegna tatuaggi. Crea opere d’arte dal nulla, e vede un mondo a colori dove altri non vedono nulla.

 

Elvis non ha ancora trent’anni, e ha un figlio che non vede da quando era un neonato e una nuova famiglia da mantenere. Si è staccato l’osso del pollice lavorando e non ha più la sensibilità del dito, è disoccupato ed ha già passato una forte depressione, troppo grande per la sua età. Eppure Elvis è un artista, e gli artisti in qualche modo si salvano sempre dalle catastrofi perché hanno il dono di vedere oltre. Ed è così che è arrivato a Fuerteventura, con il suo bagaglio di preoccupazioni e ingiustizie. Però questa volta ha voglia di vincere Elvis, è determinato a quella felicità che gli è sempre passata accanto e non si è mai fermata. Vuole ripartire da zero, e vuole farlo su quest’isola. E’ arrivato carico di problemi e con una creatività che gli esplode nel petto e che restituisce ai suoi occhi la giovinezza e la spensieratezza dei suoi anni. Quando parla dei suoi gioielli, delle sue opere e della sua arte torna quel bambino a cui sono stati tolti i giochi troppo presto e a cui non sono mai state raccontate le favole. Torna esattamente da dove è partito e trova la mamma affettuosa che non ha mai avuto e si addormenta ascoltando una storia, stretto nel suo abbraccio. Ad Elvis la vita ha tolto tanto, ma lo ha reso un artista, e gli artisti in qualche modo si salvano sempre..

Graziana Morcaldi

grazianamorcaldi@yahoo.it