Vivere a Fuerteventura: la storia di Elisa

“Tutte le giornate erano diventate uguali, mi alzavo al mattino, facevo colazione, mi lavavo, mi attaccavo al computer fino alle 13, mangiavo, facevo pausa fino alle 15 e continuavo; poi andavo a letto, per poi ricominciare con lo stesso tram tram il giorno dopo. Mio marito lavorava come web designer, avevamo il mutuo, le tasse, le spese del condominio da pagare e non riuscivamo ad arrivare a fine mese. L’unica via di uscita era quella di vendere la casa e andarcene”. Elisa e suo marito hanno scelto la “via d’uscita” e, nel 2013, si sono trasferiti a vivere a Fuerteventura, a Corralejo, dove Elisa ha lanciato un marchio handmade “Arbol de la vida”, mentre suo marito ha avviato un’attività di escursioni con veicoli elettrici a tre ruote. Di certo la vita non è facile, ci sono molte spese da affrontare e sogni ancora da realizzare, ma questo trasferimento ha dato ad Elisa la possibilità di fare quello che da sempre ha desiderato.

Mi sono trasferita a Corralejo nell’aprile del 2013, prima vivevo a Milano. Avevo perso il lavoro dopo essermi laureata in Scienze dell’Educazione e così iniziai a far supporto tesi per i laureandi. Passavo tutto il giorno al computer, poichè svolgevo l’attività online. Tutte le giornate erano diventate uguali, mi alzavo al mattino, facevo colazione, mi lavavo, mi attaccavo al computer fino alle 13, mangiavo, facevo pausa fino alle 15 e continuavo; poi andavo a letto, per poi ricominciare con lo stesso tram tram il giorno dopo. Mio marito lavorava come web designer, avevamo il mutuo, le tasse, le spese del condominio da pagare e non riuscivamo ad arrivare a fine mese. L’unica via di uscita era quella di vendere la casa e andarcene?

Conoscevo già Fuerteventura, ci ero stata 10 anni prima e in quell’occasione me ne ero innamorata subito. Ero stata in vacanza a Costa Calma e il mio pensiero fu: “Io qui ci vivrò, aprirò il mio asilo”. Così, rientrata in Italia, mi iscrissi all’Università per poter raggiungere questo obiettivo. All’epoca non conoscevo ancora mio marito, lo incontrai circa 5 anni dopo, gli parlai del mio progetto, anche lui aveva intenzione di andar via dall’Italia. L’ho portato in viaggio di nozze a Fuerteventura, a Corralejo, e dopo un primo momento di scetticismo, se ne è innamorato. Ho terminato gli studi, abbiamo messo in vendita la casa e, appena venduta, siamo partiti.

A primo impatto, a molti potrebbe sembrare un salto nel buio, ma così non è stato. Un amico di mio marito viveva lì e prima di trasferirci definitivamente, siamo andati sul posto per una quindicina di giorni, così da reperire tutte le informazioni possibili. Appena arrivati, abbiamo prenotato una casa vacanza, poiché a gennaio ci avevano detto che la casa non poteva essere bloccata per aprile, così abbiamo dormito al Papagayo, a Corralejo, fino a quando non abbiamo trovato la casa giusta per noi.

Per i primi tre mesi ci siamo goduti l’isola, poi abbiamo cominciato ad informarci sulla convalida della mia laurea; con mia grande sorpresa mi è stato detto che avrei dovuto aspettare da un anno e mezzo ai tre anni per ottenere tale convalida, perché c’era solo un ufficio preposto a Madrid. Anche se scoraggiati, abbiamo iniziato le pratiche (mai portate avanti), nel frattempo mio marito ha cominciato ad informarsi su quale attività avviare, mentre io mi arrangiavo con vari lavoretti: baby sitter, mercatini, ecc. ?Ora lui si occupa di escursioni ed io sto lanciando un marchio handmade “Arbol de la vida”, vendo prevalentemente online. E’ un campo difficile, ma piano piano spero di riuscire a vendere bene e a potermi permettere un mio negozio qui a Corralejo.

Al momento sto effettuando alcuni cambiamenti con il materiale usato, così da puntare più sulla qualità, per estendere in tal modo la clientela e farmi notare da chi conta. Grazie alla bravissima fotografa Elisabetta Tozzi, nel giro di un anno dall’apertura della mia attività, sono riuscita ad entrare nel giro delle riviste creative e questo per me è già un buon passo avanti. L’isola grazie ai suoi meravigliosi colori mi ispira continuamente, basti dire che le creazioni più belle sono nate dopo una giornata al mare. Come affermato prima, mio marito ha aperto un’attività di escursioni con veicoli elettrici a tre ruote, è un mezzo ecologico ed esclusivo, infatti ce l’hanno solo loro a Fuerteventura. Questa è la pagina facebook: fb.com/ecotribefuerte

L’isola, per quel che riguarda le escursioni, offre moltissimo, i paesaggi mozzafiato la rendono perfetta per questo tipo di attività. Le escursioni nel deserto, vicino ai vulcani, sono qualcosa da provare assolutamente. Da non sottovalutare anche le spiagge di El Cotillo, da ritenere tra i posti migliori da visitare.

vivere a fuerteventura

Purtroppo però, nonostante il posto sia bellissimo, non è tutto oro quello che luccica. Anche qui la crisi si sente e si fatica a trovare lavoro, ma se si ha tanta volontà ed una buona inventiva, se si è disposti a mettersi in gioco seriamente, è possibile farcela. Il mio consiglio per chi desidera affrontare questa avventura è quello di vivere sul posto per un periodo di almeno 6 mesi, così da avere il tempo di valutare, di conoscere bene il luogo e di investire senza essere ingannati.

Purtroppo, sono tante le storie di persone che tornano a casa a causa di un investimento errato, quindi per qualsiasi cosa affidatevi ad un avvocato, non affrettatevi a fare investimenti che poi potrebbero rivelarsi fallimentari. Quest’isola è ottima per i pensionati, per le famiglie e per i giovani che non chiedono molto. Se invece si desidera un posto in cui far festa ogni sera, in cui investire per fare un sacco di soldi, questo non è il posto giusto.

A Fuerteventura i ritmi sono molto più lenti. Qui si seguono i ritmi personali, non i ritmi che la società impone, per tal motivo tutto è più lento. Se ti dicono: “Passo domani mattina”, è possibile che arrivino alle 14 del pomeriggio o addirittura alle 14 del giorno dopo, altrimenti possono anche passare una mattina generica in settimana: il bello ed il brutto di Fuerteventura. Corralejo è uno dei centri più grossi, situati a nord dell’isola, questo offre numerosi vantaggi: ci sono diversi supermercati, c’è una buona merceria, c’è il veterinario, c’è il medico, non ci manca niente, abbiamo tutto a pochi passi.

Tra gli aspetti negativi c’è quello relativo alla concezione che gli abitanti del posto hanno di noi italiani. Il più delle volte, infatti, siamo considerati pigri e nullafacenti. Soprattutto perché molti italiani vengono qui e vivono di espedienti, ma c’è da dire che vi sono anche bravi e volenterosi connazionali; come sempre però questi ultimi si notano meno? Da quando vivo qui non ho più i ritmi serrati di Milano, mi sono scelta il lavoro, mi sono scelta la mia vita. Mi sento finalmente libera di essere quello che voglio essere e non ciò che mi dicono di essere. Mi sento veramente libera. Cosa mi manca? La cultura. Mi manca il cinema, mi manca il museo, mi manca la triennale di Milano, mi manca Piazza Duomo, mi manca il Parco Sempione, dove fare il pic-nic con gli amici le domeniche d’estate. Ma non mi manca il rumore, l’odore di Milano, i clacson delle auto. Direi che è molto meglio non avere il Parco Sempione, ma poter uscire in bici pedalando in spiaggia. Tra i miei progetti futuri c’è quello di avere un figlio e crescere professionalmente, spero davvero che un giorno il mio marchio mi dia i soldi di cui necessito per affrontare una vita tranquilla, non mi interessa diventare ricca, voglio solo vivere serena.

Non mi pento delle scelte che ho fatto, perché mi hanno portato fin qui e non tornerei mai indietro, non riprenderei mai la metropolitana alle 8 del mattino, nella ressa, con la gente che spinge per andare a lavoro. No grazie, ora vado in bici, mi godo il sole, il mare e la sabbia.