Vivere a Corralejo: la storia di Emiliano

Mi chiamo Emiliano, sono romano, ho 48 anni. Dopo otto anni trascorsi a Milano per lavoro mi sono trasferito a vivere a Corralejo, Fuerteventura, nel marzo 2014. La prima volta ci ero stato in vacanza nel 2012 e, incantato dai paesaggi oltre che piacevolmente sorpreso dal basso costo della vita, avevo detto a mia moglie: «Vorrei vivere qui».

Ci siamo tornati in vacanza altre due volte, poi ho deciso: mi sarei trasferito davvero. All’epoca potevo contare su un reddito di circa 1.500 euro che mi arrivava dall’Italia, poiché avevo affidato a mio figlio la gestione del mio lavoro nel campo della sicurezza. In più mia moglie, giornalista free lance, avrebbe continuato a scrivere da Fuerteventura.

Sono arrivato sull’isola con poche migliaia di euro di risparmi, con cui ho affittato casa e aperto un negozio di surf a Corralejo: The Big Kahuna che, oltre a vendere attrezzatura da surf, ha anche una scuola di surf e un artigiano che fabbrica le tavole a mano. All’inizio organizzarsi è stata dura; non conoscendo una parola di spagnolo, riuscire a comunicare col commercialista, con gli impiegati del Comune, con la polizia locale – per non parlare poi dei call center, quando ad esempio avevo problemi con Internet o con la linea telefonica – è stata un’impresa. Ma c’è di buono che, sbrigando tutte le pratiche necessarie per avere la residenza e per aprire il negozio, ho imparato molto in fretta a capire e farmi capire. Qui avviare un’attività è molto più semplice che in Italia. Devi farti seguire da una Asesoria locale (il nostro commercialista), e dopo aver consegnato tutti i documenti inerenti l’attività che si desidera svolgere, il Comune ti rilascia un foglio per poter iniziare a lavorare. Nel giro di 24 mesi si riceverà la licenza vera e propria.

Ormai sono quasi due anni che vivo qui e sto davvero bene: non tornerei in Italia per nulla al mondo. Mi piace l’isola, mi piace il popolo majorero (la gente del posto), ho ottimi rapporti con molti italiani che si sono trasferiti qui prima o dopo di me. E a Fuerte si riesce a vivere davvero con poco. Tanto per fare qualche esempio, un litro di benzina costa in media 89 centesimi, un pacchetto di sigarette 2,50 euro, un chilo di tonno fresco 3 euro. Si mangia al ristorante, a base di pesce freschissimo, con 10-15 euro a testa. L’assicurazione di una vettura di media cilindrata costa 500 euro l’anno. L’Iva, a Fuerteventura, va dal 3 al 7 per cento, non c’è obbligo di scontrino fiscale – però le tasse si pagano, anche se sono molto inferiori a quelle italiane (si arriva al massimo al venti per cento del reddito) – e la contabilità è molto semplificata. Molti pensionati che, da noi con mille euro al mese farebbero la fame, qui vivono bene; inoltre, prendendo la residenza, la loro pensione non viene tassata e si rivaluta del trenta per cento circa. Tenete presente che le Canarie non figurano in nessuna lista nera o grigia di paradisi fiscali.

In più funziona tutto bene: dai mezzi di trasporto pubblici, che costano pochissimo, al sistema sanitario locale, efficiente e rapido (mia moglie ha fatto una tac e altri esami specialistici nel giro di due settimane).

vivere a corralejo

Ma chi viene qui con l’idea di fare soldi in fretta, secondo me è destinato a restare deluso: ho visto molti locali aprire e chiudere rapidamente. Anche io, per tirare avanti, oltre a lavorare nel mio negozio di surf, commercio vini. Sebbene l’isola in questi ultimi mesi – visto che molte altre destinazioni sono diventate a rischio per via del terrorismo – stia crescendo (e con essa anche gli affitti e il costo della vita), resta il fatto che non offre grandi opportunità di business.

A mio giudizio e in base alla mia breve esperienza personale, si viene qui per la qualità della vita, per il clima sempre primaverile, per la tranquillità, per amore dell’Oceano. Non per fare soldi.

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A cura di Nicole Cascione